U. Allegretti , Diritti e stato nella mondializzazione, Città Aperta 2002.
Il testo di Allegretti affronta il fenomeno della globalizzazione (o mondializzazione, termine che l’autore preferisce) non limitandosi all’aspetto propriamente giuridico, come si potrebbe pensare dalla formazione dello studioso, ma includendo tale aspetto in un percorso conoscitivo che parte dalle radici lontane, filosofiche e ideologiche della cultura occidentale (nelle tendenze attualmente dominanti) per arrivare alle questioni più attuali e brucianti. Al centro c’è il tema dei diritti, anello intermedio fra lo sfondo filosofico e le problematiche politiche.
Il primo gradino della riflessione è quindi la grande importanza assunta dall’individuo nella cultura occidentale, nelle radici greco-romane e giudaico-cristiane e, poi nella filosofia politica della modernità: il punto di partenza è l’individuo singolo in sé; i legami con gli altri sono posteriori. Stabilendo su questa base utilitaristica / individualistica l’unità dello stato (che è costruzione umana per garantire l’utilità dei membri che lo compongono), si potrà affermarne la forte componente repressiva – solo rimedio di fronte al complesso di egoismi individuali, fino a sfociare nel totalitarismo novecentesco.
Si inserisce in questo quadro la seconda tappa della riflessione, che riguarda i fenomeni di lungo periodo: la lenta affermazione dei diritti giunge al vertice nel secondo dopoguerra (1945-75), pur nella coesistenza con l’impulso all’arricchimento individualistico delle classi più agiate (qui l’autore pensa soprattutto – ma non solo – alla realtà italiana); proprio questi ultimi aspetti emergono con forza negli anni ’70 sotto la nuova forma del dominio del capitale finanziario e la spinta conservatrice alle privatizzazioni e al militarismo di Tatcher e Reagan negli anni ’80. Perciò più che di una vera e propria svolta si dovrà parlare, in proposito, di un’accelerazione di tendenze mai sconfitte.
Gli effetti delle tenenze dominanti delineate in quegli anni (privatizzazioni, deregolamentazioni, individualismo, centralità del profitto e dell’impresa), che con la cesura dell’89 ricevono un’ulteriore incremento, costituiscono il terzo pilastro dell’analisi, che affronta i temi di più forte attualità, arrivando fino alla vigilia della guerra USA contro l’Afganistan. Un momento di particolare rilievo è la riflessione sul progetto della crescente interdipendenza politica, economica e culturale che va sotto il nome di globalizzazione; riprendendo i temi dell’antropologo S. Latouche e del filosofo E. Levinas, Allegretti mostra come tale progetto di costruzione di una totalità planetaria sia omologante e costrittivo rispetto alle identità locali, più povere e periferiche.
Quanto alla questione del primato dell’economico sul politico, l’autore può essere avvicinato al filone più fortemente critico dei processi dominanti (Bauman, Bello, ecc.), sponda intellettuale del movimento altermondialista, ma con una prospettiva propria inerente alla sua formazione giuridica – benché lontana da ogni ristrettezza specialistica: non c’è un indebolimento dello stato nei confronti dei soggetti privati determinato da un ritrarsi del diritto, quanto una proliferazione normativa (anche più intensa di prima) di carattere specialistico, al di fuori dei principi di fondo della democrazia (sovranità popolare, diritti umani), che delegando alla spontaneità dei meccanismi di mercato la difesa del bene pubblico, arriva a difendere e preservare gli interessi dei privati più forti. Così lo stato, più che diminuire la sua azione, muta il suo orientamento.
Un discorso simile si presenta ai massimi livelli politici e economici: a fronte dell’unità (teorica) dei principi di fondo (cooperazione, pace, diritti umani) corrisponde una suddivisione dei poteri (pratica) fra l’organismo politico (ONU) e le istituzioni finanziario-economiche (FMI /BM / WTO), completamente slegate dal suo controllo. Lo stesso problema che si pone per l’unificazione europea.
Chiudono il testo alcuni percorsi di liberazione: la difesa del “locale” con prospettive globali, il ruolo della società civile mondiale, le ipotesi di governance globale, le possibili riforme dell’ONU in senso più democratico.