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Biblioforum


Francesco Vignarca, Mercenari Spa.

  •  Francesco Vignarca , Mercenari Spa. I nuovi soldati dell’era globale, BUR 2004

     Aprile 2004. Con l’esplosione mediatica del rapimento dei quattro “addetti alla sicurezza” italiani in Iraq(1), nella percezione dell’opinione pubblica (ri)spunta la figura del mercenario. Un tema di scarsa risonanza, per lo più relegato fra i cultori di affari militari, diventa improvvisamente centrale. E’ in quel periodo che esce questo testo di Francesco Vignarca, già autore di un contributo sul mondo del mercenariato(2).
     Diversi testi sono disponibili, anche in italiano, su questo fenomeno(3). Contributi validi e spesso illuminanti, ma che generalmente possono dirsi di settore: alla ricognizione storica (che volendo arriva fino alla Grecia classica, per non parlare delle guerre franco-tedesche del Cinquecento; è in quel contesto che Machiavelli sviluppa una viva avversione per i soldati di ventura) segue una mappatura del fenomeno oggi, visto nelle sue specificità militari e organizzative. Accogliendo sul piano dell’analisi dei dati i più svariati contributi, Vignarca punta ad un obiettivo più alto: inserire i fenomeno nel contesto storico attuale. Il che significa, da un lato rintracciare la genesi del neomercenario del XXI secolo in alcuni caratteri della società e dell’economia di oggi; dall’altro mostrare le possibili linee di tendenza di evoluzione futura. Un tentativo ambizioso, ma certo più vicino alle preoccupazioni dell’opinione pubblica di quanto possano esserlo considerazioni più settoriali(4).
     Il libro è suddiviso in tre parti. Nella prima, Un decennio di affari della guerra, il fenomeno viene inquadrato nella sua consistenza quantitativa (quanti paesi del mondo vedono conflitti con apporti di neomercenari?) e qualitativa (in cosa si differenziano gli attuali “esperti della sicurezza” dalla figura dal vecchio mercenario, personaggio alla cui cupida venalità si aggiunge un certo alone di avventura ed “esotismo”?), con rapido riferimento all’Iraq. Nella seconda, Il mercato della guerra, si analizza il neomercenariato dal punto di vista economico-finanziario (gestione del personale, clienti, marketing [sic!](5), forma organizzativa delle società, osmosi fra settore statale e privato). Infine, nella terza, La privatizzazione della guerra, si tirano le fila della trattazione nei punti di contatto fra le caratteristiche proprie del fenomeno esposte e alcune tendenze di fondo del mondo attuale: privatizzazione e depotenziamento dello Stato, nuove forme di guerra.
     Il nucleo della tesi è che il contesto fortemente differente diversifica il neomercenariato da quello tradizionale, essendo quello tendenzialmente clandestino, organizzato su basi individuali e contatti personali, destinato al combattimento fisico in contratti di breve durata. L’attuale fenomeno presenta, al contrario, la struttura organizzativa stabile(6) di un’azienda finanziaria moderna, che opera con clienti pubblici e legali, presta servizi anche logistici (dalla fornitura di pasti ai soldati, alla costruzione di infrastrutture) e di consulenza. In ciò risiede l’inadeguatezza delle analisi - nonché delle norme giuridiche – nate a ridosso dell’esperienza passata (sostanzialmente la decolonizzazione africana degli anni 50-60 del Novecento).
     Nel passaggio concettuale successivo l’autore collega tali specificità con le due tendenze più tipicamente riconducibili alla globalizzazione: la privatizzazione dell’economia (correlata a preminenza della finanza e del mercato) e la rivoluzione degli affari militari (7)(guerra asimmetrica, forte indeterminatezza delle coordinate spazio-temporali dei conflitti) (8). Le implicazioni che ne derivano sono molto forti, nei termini di perdita di sovranità democratica; o – meglio – di progressione verso un nuovo modello politico di gestione corporativa del potere e del territorio. Il paradigma proposto non è infatti, quello dei soldati di ventura medievali e rinascimentali, bensì le compagnie coloniali dal tardo Cinquecento al Seicento.
    Da tale conclusione si intravede lo spirito del libro fortemente proiettato nel nostro presente e nel futuro, con profonda preoccupazione etica delle possibili conseguenze negative che possono avere tali trasformazioni. Quale esponente del movimento per la pace, Vignarca ha senza dubbio una forte criticità nei confronti dell’ambiente militare, ma la sua scrittura, scorrevole e piacevole, non abbandona mai il suo tono sobriamente pragmatico. Riesce pienamente in un’operazione non facile: adoperare le conoscenze fornite dalla letteratura specifica – per lo più strenuamente bellicista – per costruire percorsi di comprensione e, eventualmente, opposizione, realisticamente informati oltre che idealisticamente orientati.
    Quanto ai contenuti, il punto senza dubbio più problematico è il passaggio dai caratteri del neomercenariato alle tendenze più generali che esso incarna, rafforza e da cui discende al tempo stesso. Soprattutto considerando l’esiguità dello spazio disponibile. Un poco sbrigativo appare, per esempio, accettare la tesi del tendenziale svuotamento dello Stato a vantaggio di poteri privatistici, proiettandola sul trasferimento di funzioni e competenze dall’esercito regolare alle compagnie neomercenario. Processo che lo scrivente si sentirebbe di descrivere come spostamento del processo decisionale dall’area costituzionalmente vincolata al territorio di diritto commerciale che non risponde ad alcun patto sociale. Tesi che con altri termini emerge in più parti del libro, peraltro; così che la difficoltà segnalata va vista come il dover proseguire un importante filone di riflessione, sviluppando i rapporti del neomercenariato col suo contesto.

    Leggi un approfondimento su privatizzazione e guerra:
    http://www.tmcrew.org/csa/l38/wwi/mercenari/manifesto_deramo.htm

    Mercenariato e diritto internazionale: leggi un approfondimento
    www.studiperlapace.it/view_news_html?news_id=2005072307


    Note:

    1 Trattasi di Maurizio Agliana, Umberto Cupertino, Fabrizio Quattrocchi, Salvatore Stefio, sequestrati il 13 aprile 2004. Per una rapida cronologia, dal giorno del rapimento fino al rilascio di tre degli ostaggi – Quattrocchi sarà ucciso dai carcerieri i primi giorni – avvenuto l’8 giugno è disponibile la seguente ricostruzione: http://www.repubblica.it/2004/f/sezioni/esteri/iraq25/cronostaggi/cronostaggi.html.

    2 Francesco Vignarca, Li chiamano ancora mercenari. La privatizzazione degli eserciti nell'era della guerra globale, Altraeconomia 2004. Essendo il fulcro concettuale di entrambi i libri l’inadeguatezza del termine “mercenario”, con tutto il retroterra che esso comporta, useremo la definizione di “neomercenariato”.

    3 Fra i più recenti si veda: Antonino Adamo, I nuovi mercenari Medusa 2003; Gabriella
    Pagliani - Aldo Pigoli, Il Mestiere della Guerra. Dai mercenari ai manager della sicurezza Franco Angeli (rimandiamo, in merito a tale testo, alla nostra recensione: http://www.cultureaconfine.net/online/biblio-pagliani.asp ); M. Bulgarelli – U. Zona Mercenari. Il business della guerra, Noa 2004.

    4 Si pensi alla questione su come classificare le compagnie di mercenariato.

    5 Curiosissimo il capitolo che analizza i siti internet delle aziende di neomercenariato.

    6 Si osservi che gli incarichi sono spesso temporanei, com’è naturale per un contesto di forte precarietà quale un teatro di guerra, ma l’azienda che recluta il personale specializzato si perpetua, se ha successo, garantendosi nuovi contratti. Sottolineando il carattere corporativo e affaristico di tali soggetti, Vignarca predilige – sulla scia dello studioso P.W. Singer – il nome di PMF: Private Military Firms (= gruppo economico). La questione della denominazione va oltre un problema di correttezza terminologica, investendo la disputa della classificazione di tali aziende. Per una classificazione persuasiva e semplice rimandiamo a pp. 86-89 del presente testo.

    7 Così suona uno dei migliori contributi disponibili comparsi sulla rete, al sito www.equilibri.net (attualmente a pagamento).

    8 Segnaliamo il passo (pp. 200-213) come una delle parti più interessanti e stimolanti del libro, suffragato da svariati riferimenti bibliografici, ai quali vorremmo aggiungere Z. Bauman, Modernità liquida, Laterza 2003.

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