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Arte dei popoli • Arts des peuples

Les arts tiennent une place centrale dans l'idée de culture. Cet espace est consacré aux arts des peuples européens .

Uno spazio dedicato all’arte, che della cultura è ingrediente principale, tanto che spesso arte e cultura si identificano, assume in questa rivista una particolare rilevanza: Riflettiamo dunque sulla creatività come risposta alle situazioni difficili che purtroppo non mancano mai né dentro di noi né nel mondo che ci circonda.
 


LETTERATURA E MULTICULTURALISMO : IL CANONE / LITTERATURE ET MULTICULTURALISME : LE CANON (M. Bortolon)


  • Après le texte intégral suivent des EXTRAITS EN FRANCAIS
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    Le grandi opere d'arte sono universali. Quasi tutti sottoscriverebbero tale affermazione, almeno in teoria; come negare la portata universale del Faust di Goethe (forse l'europeo più tradotto negli altri continenti, a parte Omero e la Bibbia), dei drammi shakespeariani, di Joyce e Dante?
    I problemi sorgono un po' dopo, quando si cerca di definire con precisione cosa è universale e cosa non lo è. Se si chiede ad un "addetto ai lavori" di fare una lista dei più grandi dieci scrittori dell'Occidente, questi probabilmente esiterà, prenderà tempo, e cercherà sostanzialmente di non rispondere. Al massimo ne citerà qualcuno, i sommi, aggiungendone un paio e premurandosi di dire che si tratta solo di una preferenza personale. Determinare il valore artistico di qualunque cosa è sempre stata impresa gravida di dubbi e litigi, con velenose affermazioni e prese di posizione ideologiche. Che oggi risulta operazione particolarmente difficoltosa. Ma perché?
    È abbastanza intuitivo il fatto, ormai riconosciuto, che il gusto dello stile si evolve nel tempo, al pari dell'abbigliamento e delle abitudini culinarie. Il complesso, articolato fraseggio di Boccaccio lasciava tiepidi- se non disgustati- gli illuministi, i quali volevano invece un periodare più chiaro e limpido che riflettesse la naturale razionalità del pensiero. Questo perché il grande scrittore medievale era ancora molto legato al latino, ricco di subordinate elegantemente organizzate in periodi lunghi. Il Settecento, invece, preferiva frasi brevi e più facilmente comprensibili. Il gusto era cambiato. Quando la critica letteraria ne prese atto, capì che doveva rinunciare a stabilire norma estetiche universali, valide per ciascun tempo e luogo. La prima grande fase di tale processo fu il Romanticismo: i teorici precedenti presumevano che la perfezione formale potesse essere raggiunta grazie alla scrupolosa obbedienza di criteri oggettivi. I romantici, valorizzando di più l'individualismo e l'originalità personale, introdussero un elemento di relativismo storico che rivaluto, fra l'altro, la letteratura popolare, prima disprezzata come robaccia inutile.

    Nonostante questo si continuava a pensare che alcune opere fossero meglio di altre, in maniera da avere un canone più variegato e meno angusto ma sempre basato sull'eccellenza. Si ammetteva la pluralità dei criteri estetici. Il passo ulteriore fu che se uno standard estetico non valeva in assoluto, allora non aveva senso avere criteri estetici. Fra tutte le culture del mondo, quella occidentale è stata forse la più dinamica nel rinnegare la tradizione precedente e nell'innovare con altre forme: il Rococò sostituisce il Barocco; il Rinascimento dipinge l'età precedente come barbara e incolta, innovando gli stili artistici; il Romanticismo sottolinea il distacco con l'odiato Illuminismo, e così via. Ma le Avanguardie andarono oltre: in esse lo sforzo di innovazione, col violento rigetto di tutto ciò che precede, si trasforma infine nella coscienza che, data l'impossibilità di raggiungere un qualche assoluto, è inutile innovare. Così non rimangono altro che i gusti individuali, e un consenso sociale ad essi legato. Su questa via, infatti, il Postmoderno rivaluterà i prodotti popolari e seriali, chiaramente commerciali. Una generazione prima i critici non avevano dubbi sul fatto che si trattasse di roba mediocre e scontata, decisamente di basso livello. Negli anni '50 e '60 il clima era decisamente cambiato.
    Sul piano letterario era sempre esistito un canone, cioè una lista di opere eccellenti di valore riconosciuto. Nel nuovo contesto novecentesco si guarda a simili tentativi non solo con scetticismo, ma con sospetto critico. Si è autorevolmente sostenuto che un criterio estetico oggettivo nasconde sempre valori non estetici, anche sociali e politici: l'armonioso ordine e la raffinatezza del verso di Racine nascono dalla visione aristocratica e autocratica di Luigi XIV (o meglio dalla sua età).Perciò proporre un canone di opere è un'operazione che può attirarsi polemiche politiche!
    Simili questioni possono sembrare affare di piccole élite culturali di critici letterari, ed effettivamente simili dibattiti spesso lo sono. Ma la cosa cambia quando si tratta di stabilire programmi scolastici e universitari, quando dalla sfera del gusto personale si passa a quello della lettura coatta.

    In Europa tali dibattiti hanno un impulso scarso, dato che in ogni nazione c'è un consenso generalizzato sui "grandi": Dante in Italia, Shakespeare in Inghilterra, Goethe in Germania, ecc. Nessuno di questi verrebbe mai messo in questione. Negli USA, invece, paese molto più multietnico, i programmi scolastici sono argomento molto più rovente. Oltre alla maggiore pluralità culturale c'è anche un minore peso della tradizione, ed il canone appare più fondato sui valori del presente che sulla serena registrazione della tradizione del passato.
    Il dibattito sul canone è stato uno dei maggiori eventi degli anni '90 negli ambienti della critica letteraria nordamericana, stimolati dal basso (cioè dagli studenti stessi). Di fronte ai consueti programmi di letture incentrate sulla tradizione europeo-occidentale vi sono state richieste di riscoprire le letterature delle comunità di colore, delle donne, degli immigrati, ecc. I conservatori, sostenitori del canone WASP, commentarono scandalizzati che si cercava più la politica riflessa nella letteratura che la letteratura in sé. Gli si rispose che il concetto di "letteratura in sé" è già un (implicito) atto politico in favore, appunto, della componente WASP della cultura americana. Posizioni, queste, non solo sostenute con forte convinzione nei dibattiti dalle nuove scuole critiche, in riviste e convegni, ma anche dagli studenti di Stanford che organizzarono cortei, volantinaggi, slogan di sapore ribellistico e provocatorio. Ottenendo otto liste diverse di letture da scegliere rispetto a quella unica, precedentemente obbligatoria.
    Probabilmente il dibattito non può essere risolto pensando solo al valore estetico dei testi, ma entrando in altre questioni: il ruolo dell'università, cosa è necessario per la formazione individuale, se si può parlare di un'identità nazionale meno monolitica, ecc. Insomma: il discorso sulla letteratura è un discorso sulla società.
    Ma non tutte le società sono uguali. In Europa critiche tanto radicali alla tradizione letteraria non sarebbero accettate: difficilmente i letterati italiani, per esempio, accetterebbero di sacrificare l'amato Pascoli o Carducci (che fuori d'Italia nessuno conosce). Pare che da questa parte dell'Atlantico le incursioni nel multiculturalismo siano più delle aggiunte che delle sostituzioni. Nonostante la europeizzazione in corso, nonché la asserita necessità di diventare "globali", difficilmente sentiremo slogan simili a quelli dei cortei studenteschi all'Università di Stanford (al grido di "Hey hey, ho, ho, Wester's culture's got to go" ["la cultura occidentale deve andarsene"] ).

    Matteo BORTOLON -

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    EXTRAITS EN FRANCAIS

    Les grandes œuvres d’art sont universelles. Quasi tout le monde signerait une telle affirmation, du moins en théorie ; comment nier la portée universelle du Faust de Gœthe (peut l’écrivain européen le plus traduit dans les autres continents avec Homère et la Bible), des drames shakespeariens, de Joyce et de Dante. Les problèmes apparaissent peu après, quand on cherche à définir avec précision ce qui est universel et ce qui ne l’est pas.
    […]
    Déterminer la valeur artistique d’une chose a toujours été une entreprise pleine de doutes et de litiges, avec des affirmations vénéneuses et des prises de position idéologiques.
    […]
    Le fait désormais reconnu que le goût du style évolue dans le temps est assez intuitif, à part celui de l’habillement et celui des habitudes culinaires.
    […]

    Certains continuent à penser que certaines œuvres seraient meilleures que d’autres, de manière à avoir un canon plus marbré et moins majestueux mais toujours basé sur l’excellence. On admettrait la pluralité des critères esthétiques. L’étape suivante fut que si un standard esthétique ne valait pas dans l’absolu, alors il n’avait pas sens qu’il y ait des critères esthétiques. Entre toutes les cultures du monde, la culture occidentale a peut-être été la plus prompte à renier la tradition et à innover avec d’autres formes : le Rococo remplace le Baroque, la Renaissance dépeint l’âge précédent comme étant barbare et inculte et innove dans les styles artistiques […] et ainsi de suite. Mais il en va autrement avec les avant-gardes : pour elle, l’effort d’innovation, avec le violent rejet de tout ce qui précède, se transforme au bout du compte dans la conscience que, étant donné l’impossibilité de rajouter un quelconque absolu, il est inutile d’innover. Ainsi, il ne reste rien d’autre que les goûts individuels et un consentement social lié à cela. Sur cette voie, le post-moderne réévaluera les produits populaires et sériels, clairement commerciaux.

    […]Sur le plan littéraire, il a toujours existé un canon qui est une liste d’œuvres excellentes en valeur et reconnues. […] Il est dignement soutenable qu’un critère esthétique objectif cache toujours des valeurs non esthétiques mais sociales et politiques. L’ordre harmonieux et le raffinement d’un Racine cachent une vision aristocratique et autocratique de Louis XIV. Pour cela, proposer un canon artistique est une opération qui peut attirer des polémiques politiques.
    […]

    En Europe, de tels débats ont une impulsion insuffisante, étant donné que dans chaque nation se trouve un consentement généralisé sur les « grand ». Dante en Italie, Shakespeare en Angleterre, Gœthe en Allemagne… Aucun de ceux-là ne se verrait remis en question. Aux USA à l’inverse, pays beaucoup plus multiethnique, les programmes scolaires sont des sujets beaucoup plus brûlants. Outre une grande pluralité culturelle, il y a aussi un moindre poids de la tradition, et le canon apparaît plus fondé sur les valeurs du présent que sur l’enregistrement serein de la tradition du passé.
    […]
    Le débat [sur le canon] ne peut probablement pas être résolu en pensant seulement à la valeur des textes, mais en soulèvement aussi d’autres question : le rôle de l’université, qui est nécessaire pour la formation individuelle, si on peut parler d’une identité nationale moins monolithique… Bref : les discours sur la littérature est un discours sur la société.
    Mais toutes les sociétés ne sont pas égales. En Europe, une critique radicale de la tradition littéraire ne serait pas acceptée. […] Il semble que de notre côté de l’Atlantique, les incursions dans le multiculturalisme soient plus des ajouts que des substitutions. Malgré l’européanisation en cours, ainsi que nécessité affirmée de devenir « global », nous entendrions difficilement des slogans similaires à ceux des cortèges étudiants de l’université de Stanford (« la culture occidentale doit s’en aller »)


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Tutti gli articoli

  • Introduzione alla Rubrica


    Uno spazio dedicato all’arte, che della cultura è ingrediente principale, tanto che spesso arte e cultura si identificano, assume in questa rivista una particolare rilevanza. Fatti quindi i migliori auguri a «Culture a Confine» e detto che per me è un onore essere stato chiamato a far parte della squadra, vorrei subito spendere due parole su un argomento di cui in questo momento mi preme molto parlare: la creatività come risposta alle situazioni difficili che purtroppo non mancano mai né dentro di noi né nel mondo che ci circonda.
  • LETTERATURA E MULTICULTURALISMO : IL CANONE / LITTERATURE ET MULTICULTURALISME : LE CANON (M. Bortolon)


    Le grandi opere d'arte sono universali. Quasi tutti sottoscriverebbero tale affermazione, almeno in teoria; come negare la portata universale del Faust di Goethe (forse l'europeo più tradotto negli altri continenti, a parte Omero e la Bibbia), dei drammi shakespeariani, di Joyce e Dante?

    Les grandes œuvres d’art sont universelles. Quasi tout le monde signerait une telle affirmation, du moins en théorie ; comment nier la portée universelle du Faust de Gœthe (peut-être l’écrivain européen le plus traduit dans les autres continents avec Homère et la Bible), des drames shakespeariens, de Joyce et de Dante. Les problèmes apparaissent peu après, quand on cherche à définir avec précision ce qui est universel et ce qui ne l’est pas.

  • PETITE BIBLIOTHÈQUE EUROPÉENNE (2) : L’Enfant Bleu d'Henry Bauchau


    L’Enfant Bleu, Henry BAUCHAU, Actes Sud, 2004

    Ce livre mérite qu’on s’y attarde….alors j’ai décidé de tenter de vous convaincre qu’il vaut la peine de prendre le temps de le lire. Je vous mets simplement en garde... il ne vous intéressera sans doute qu’à partir du moment où vous vous penchez sur des sujets tels que le pouvoir de la littérature, le langage poétique, le monde de l’enfance, de l’art, de la psychanalyse…en d’autres termes les domaines des sciences humaines tout particulièrement !

  • SUL MUSEO "QUAI BRANLY" (C. Palermo)


    Il 23 giugno 2006 Parigi ha inaugurato il museo Quai Branly. È passato più di un mese dall’evento, ma continua ad esserci una coda di più di un’ora quasi ogni giorno, davanti alle porte dell’edificio. Il progetto al di la delle polemiche che ha suscitato non lascia indifferenti.
  • UN’ESTATE ITALIANA ALLA “MAISON EUROPEENNE DE LA PHOTOGRAPHIE (C. Palermo)


    « La Maison européenne de la photographie » di Parigi ospita Un été italien, un’esposizione degli artisti italiani, che segnano l’identità artistica contemporanea del nostro paese nell’ambito della fotografia. I lavori recenti che questa mostra oggi riunisce affermano una vitalità e una creatività su cui si posa l’attenzione del pubblico con entusiasmo. Se la letteratura o il cinema italiani hanno già nutrito la produzione europea e hanno sempre ricevuto particolare attenzione, la produzione contemporanea italiana in questo settore riceve forse solo ora uno sguardo attento grazie a questo evento.
  • SEBASTIÃO SALGADO TERRITOIRES ET VIES (C. Palermo)


    Un omaggio alle diversità: così potrebbe essere definita l'opera fotografica di Sebastiao Salgado. In quello che è stato l'anno del Brasile, la Galleria Fotografica della Biblioteca Nazionale di Parigi ha allestito Territoires et vies, un lavoro che il fotografo brasiliano ha incentrato sull’evoluzione di terre e popoli. Alla ricerca estetica che ha caratterizzato tutta l'opera di Salgado, qui era associata un’indagine sull’uomo nel suo ambiente: territori, paesaggi, società come ritratti di un’evoluzione che è mostrata nei suoi contrasti.
  • ALCUNI APPUNTI PER UNA DISCOTECA POLIGLOTTA (L. Masi)


    Ovvero: come trovare buone canzoni non in lingua inglese senza doversi rifugiare nella musica etnica. Parte prima

    Il mercato obbliga spesso gli artisti pop non anglofoni a cantare le proprie canzoni in inglese, in cambio di qualche passaggio su MTV. Se per alcuni (come ad esempio gli scandinavi, per i quali l'inglese è quasi madrelingua) non sembra trattarsi di scelta forzata, per altri appare un tentativo patetico di conquistarsi qualche fan in più tra gli adolescenti “globalizzati”. Per far fare bella figura agli amanti della musica leggera che ancora amano ostentare (con o senza sussïego è affar loro) una conoscenza di realtà discografiche del tutto o quasi sconosciute ai propri compatrioti, mi permetto di segnalare qualche caso interessante di musicisti che non cantano in inglese.

  • LES PAGES MANQUANTES (A. Gobenceaux)


    …et si l’écriture n’était que la découverte de mes propres signes, de ma singularité perdue dans le chaudron commun, mon inlassable lutte, la résistance obstinée de tout mon être pour ne pas être l’autre ?

    Et si la lecture était indissociablement liée à cette quête singulière, repérage dans l’écriture de l’autre de ce qui me fait être moi : sortir, exister ?

  • BIBLIOGRAPHIE (1)


    Sur Michel Butor, G. Perec, L'espace littéraire, Voici les ouvrages du biblioforum liés à la littérature que nous avons mis en lignes ces derniers mois.
  • 3 ECRIVAINS VOYAGEANT EN ITALIE : Hippolyte TAINE, André SUARÈS et Jean GIONO (N. Gobenceaux)


    Le voyage en Italie a été, aux XVIIIè et XIXè siècles un itinéraire obligé pour les gens de culture. Stendhal, Chateaubriand, Zola et bien d’autres encore ont effectué ce voyage. Les trois auteurs présenté ici ont fait un périple dans la péninsule au moment où le « grand tour » commençait à laisser place aux débuts du tourisme, c’est-à-dire à la fin du XIXè et au début du XXè siècle.
  • PETITE BIBLIOTHÈQUE EUROPÉENNE (4) : Ouest de François Vallejo


    Parler d’un livre qui est paru il y a déjà plus d’un an en évitant les redites n’est pas chose facile. Pourtant ce livre mérite que l’on s’y arrête pour ceux qui ne le connaissent pas encore et que l’on y revienne pour ceux qui l’ont lu. François Vallejo est un auteur discret, qui prend son temps pour se faire une place dans le petit monde littéraire. La critique est unanime pour souligner son talent et c’est amplement mérité à la lecture de ce livre. Ouest est (déjà) son septième roman...
  • PETITE BIBLIOTHÈQUE EUROPÉENNE (5) : Les accommodements raisonnables de Jean-Paul Dubois


    Il est étonnant de voir que dans ce livre on retrouve tous les ingrédients disséminés dans l’ensemble de l’œuvre* de Jean-Paul Dubois et qui font la réputation de cet écrivain, sa marque de fabrique, son style, son empreinte. On retrouve la crise existentielle que traverse le personnage principal dans Kennedy et moi, la réflexion et le regard d’un étranger sur la société américaine (L’Amérique m’inquiète) et enfin la politique française de Une vie française. Jean-Paul Dubois est un auteur qui écrit depuis une vingtaine d’années maintenant
  • PETITE BIBLIOTHÈQUE EUROPÉENNE (7) : La plage du Chesil de Ian McEwan


    Après avoir passé son enfance à voyager pour suivre son père officier britannique, en autre en Extrême-Orient et en Allemagne, Ian McEwan a fait des études à l’université du Sussex. C’est durant les années 1970 qu’il publie ses premiers ouvrages, deux recueils de nouvelles qui paraîtront en France au début des années 1980 (mais curieusement pas dans leur intégralité). Ses sujets de prédilections sont surtout...
  • PETITE BIBLIOTHÈQUE EUROPÉENNE (8) : Chaos calme de Sandro Veronesi


    Sandro Veronesi encore méconnu en France est un auteur à succès dans son pays, l’Italie, où plusieurs de ses romans ont remporté des prix. Il a été traduits dans une quinzaine de langues. Il est né en 1959 à Florence, son frère Giovani est réalisateur. Chaos calme est seulement son troisième roman traduit en français après Vagualames en 1993 et La force du passé en 2000. Il s’est vu décerné le prix Strega en 2006 en Italie et les Prix Méditerranée et Médicis étranger en 2008 en France.
  • HONORE DE BALZAC ET LE JOURNALISME (N. Gobenceaux)


    Honoré de Balzac est principalement connu pour sa Comédie Humaine, qui représente ses œuvres presque complètes en quelque sorte. Presque car il a écrit aussi une dizaine de pièces de théâtre (le summum étant à l’époque d’avoir du succès sur les planches, vous imaginez que l’écrivain dont l’un des bonheurs était d’illustrer le nom de Balzac se soit donc lancé dans l’écriture de pièces, (malheureusement il n’eut pas vraiment le succès escompté, et lorsqu’il s’en approchat, la révolution de 1848 vint faire avorter tout cela)).
  • EXPOSITION « QUINTET » AU MUSEE D’ART CONTEMPORAIN DE LYON


    Stéphane Blanquet, Francis Masse, Joost Swarte, Gilbert Shelton et Chris Ware.
    5 auteurs de bande dessinée Depuis sa création, le Musée d’art contemporain de Lyon (Mac Lyon) s’est intéressé à la bande dessinée, en proposant en 1984 des murs peints dans les rues de Lyon, suivi deux ans plus tard de 17 illustrations sur les camions de collecte des ordures ménagères du Grand Lyon, et plus récemment, en cette fin de millénaire, avec l’organisation de deux festivals : Cent millions d’images et Cent millions d’étoiles. C’est dans cette continuité que le Mac Lyon présente aujourd’hui l’exposition Quintet

  • ETAT DES LIEUX D’UN CINEMA EUROPEEN (D. Goulois)


    Peut-on parler aujourd’hui d’un cinéma Européen ? Cette question est bien légitime à l’heure où l’on pose les premières fondations d’une politique européenne commune à grande échelle. Pour le moment, à la vue du bilan que l’on peut dresser de l’année qui vient de s’achever, c’est encore prématuré. Même s’il existe des collaborations entre pays européens celles-ci ne sont pas encore suffisantes pour parler d’une réelle politique commune de production de films. D’ailleurs...






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